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Kurzzusammenfassung/short summary/sommario
Inhaltsverzeichnis / table of contents
Einleitung
Schlußwort
Summary (English)
Sommario (Italiano)
Kurzzusammenfassung/short
summary/sommario
San Claudio al Chienti wurde um 1030 durch Bischof
Ubertus von Fermo als repräsentative Eigenkirche
erbaut. Durch die Verbindung von Trikonchos,
Vierstützenquadrat und Doppelkapelle wurde ein neuer
Bautypus geschaffen, der gleichzeitig die Funktion einer
Pieve und Palastkapelle erfüllen konnte. Seine
Nachfolge reicht bis in das Gebiet nördlich der
Alpen.
Innerhalb der Marken war besonders der Grundriß
Vorbild für die Klosterkirchen San Vittore delle
Chiuse, Santa Croce dei Conti in Sassoferrato und Santa
Maria delle Moje, die zwischen 1070 und 1110 errichtet
wurden.
Die Studie untersucht in monographischer Form Architektur
und Geschichte der Vierstützenkirchen. Herkunft,
Entwicklung und Verbreitung der Bautypen und der
charakteristischen Bauformen geben Aufschluß über
deren architekturgeschichtlichen Standort. Ansatzweise
werden Herkunft, Ausbildung und Wanderung der
märkischen Bauleute verfolgt.
San Claudio al Chienti was constructed by order of bishop
Ubertus of Fermo around 1030 as a representative proprietary
church. By combining a retracted trefoil, a square
inscribed-cross plan, and a two-storey chapel, San Claudio
creates a new architectural form which functions as a Pieve
as well as a palace chapel. Its influence reached into areas
north of the Alps.
San Claudios inscribed-cross plan served in the Marche as
a model for the abbey churches San Vittore delle Chiuse,
Santa Croce dei Conti in Sassoferrato and Santa Maria delle
Moje, which where constructed between 1070 and 1110.
This study examines monographically the architecture and
history of square inscribed-cross plan churches. The
provenance, development, and distribution of the stylistical
forms, which are characteristic of the churches treated, are
examined in regard to their architectural position –
on the most part for the first time. The study also
discusses the origin, training, and travels of the builders
of the Marche area.
* * *
San Claudio al Chienti costituisce con San Vittore delle
Chiuse, Santa Croce dei Conti in Sassoferrato e Santa Maria
delle Moje a causa delle somiglianze nella pianta il gruppo
delle chiese romaniche delle Marche a croce greca iscritta.
In pubblicazioni scientifiche sull'architettura in Europa ed
in Italia l'architettura marchigiana non viene considerata
quasi per nulla. Al sunnominato gruppo si è prestato
attenzione soltanto fino ad un certo punto nella
storiografia artistica regionale. Manca però una
sufficiente analisi storica ed architettonica delle chiese
ed il loro inquadramento tipologico e stilistico
sopraregionale.
All'inizio le quattro chiese vengono esaminate
monograficamente. Indagini architettoniche, studi delle
fonti archivistiche, confronti stilistici ed una estesa
documentazione fotografica con numerosi rilievi e piante
storiche fatte appositamente costituiscono la base per una
ricostruzione e datazione scientificamente fondata delle
originarie chiese romaniche. Il vescovo Uberto di Fermo si
fece costruire in un posto strategicamente importante verso
il 1030 la chiesa a due piani di San Claudio al Chienti come
chiesa privata rappresentativa insieme alla sua residenza,
riservandosi personalmente la chiesa superiore, mentre
quella inferiore continua nella sua funzione la tradizione
della pieve paleocristiana. In San Vittore delle Chiuse, il
monastero privato degli Attoni-Alberici-Gozoni fondato verso
il Mille, si costruisce probabilmente sotto l'abate
Morico I fra il 1070 e 1080 una nuova chiesa. Santa
Croce dei Conti in Sassoferrato, l'abbazia della quale venne
fondato forse nella prima metà del secolo XI
sotto condizioni simili, si data all'ultimo decennio del
secolo XI. Nella più giovane delle chiese, Santa
Maria delle Moje costruita nel primo decennio del
secolo XII, si sceglie un tipo costruttivo totalmente
diverso – la pseudobasilica. Per questa si è
ricostruito ad occidente una facciata a doppie torri.
Oltre a ciò si esamina l'inquadramento
storico-artistico delle chiese con pianta a croce greca
iscritta soprattutto in Italia stessa. I modelli tipologici
della cappella a due piani di San Claudio al Chienti non si
trovano – contrariamente all'opinione della
ricerca attuale – nell'area bizantina, ma
soltanto in Italia. Per quanta riguarda l'iconografia si
unisce una pianta triconca ritratta – usato
peraltro nella maggior parte dei casi per
battisteri – con una pianta quadrata a quattro
sostegni. Come per la cappella a due piani, che finora si
riconosce come un tipo tedesco speciale, la funzione del
tipo architettonico menzionato per ultimo è quella
della cappella palatina. L'importanza di San Claudio al
Chienti si manifesta in un nuovo tipo architettonico, nel
quale vennero combinati in modo straordinario tutti questi
tipi e funzioni. I suoi riflessi nell'architettura
successiva si estendono fino all'area oltralpina. La
pseudobasilica di Santa Maria delle Moje si allaccia
strettamente alla vicina chiesa abbaziale di Sant'Urbano
all'Esinante, costruita pochi anni prima.
Successivamente vengono esaminati riguardo alla posizione
architettonica – in molti casi per la prima
volta – origine, sviluppo e diffusione delle
forme stilistiche, caratteristiche per le chiese trattate.
Si sono eseguite carte topografiche per la definizione della
loro area di diffusione. In conclusione si sono fatte
costatazioni sull'attualità delle forme
architettoniche. Le maestranze di San Claudio, di origine
ravennata e formazione nell'Italia padana, portarono un
repertorio moderno di forme nelle Marche. Sotto la loro
direzione vennero istruite maestranze locali, con le quali
le Marche divennero una regione autonoma in senso
storico-artistico. Un frequente scambio con scalpellini
dell'Italia padana conferì attualità
all'architettura. Maestranze marchigiane progettarono sulla
pianta proposta a San Claudio altre chiese
architettonicamente indipendenti e di altissima
qualità, che si distinguono tra loro nonostante la
presenza di simili elementi stilistici. Le nuove forme
architettoniche, specialmente l'uso delle diverse tecniche
di voltaggio, hanno un grande successo in Umbria e nelle
regioni contigue.
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Inhaltsverzeichnis
/ table of contents
VORWORT
EINLEITUNG
DIE KIRCHE SAN CLAUDIO AL CHIENTI
- 1 Name und Patrozinium der Kirche
2 Die Gestalt der Kirche
- 2.1 Baubeschreibung
2.2 Baubefund
- 3 Restaurierungsgeschichte
4 Die Rekonstruktion des ersten Kirchenbaus
5 Baugeschichte
- 5.1 Bauchronologie
5.2 Die Datierung der Kirche durch Stilvergleich
- 6 Die Geschichte des Territoriums von San Claudio al Chienti
- 6.1 Das Erbe der antiken Bischofsstadt Pausulae
6.2 Die administrative Situation bei San Claudio al Chienti
6.3 Die Funktion der Kirche San Claudio al Chienti
- Die Gründung der plebs – Die Lage der plebs San Claudio – San Claudio als Eigenkirche des Bischofs von Fermo – Die Bedeutung der bischöflichen plebs San Claudio im Mittelalter – San Claudio als Nebenresidenz des Bischofs von Fermo
- 6.4 Zusammenfassung und Schlußfolgerung
- 7 Die Datierung der Kirche San Claudio al Chienti
8 Die spätere Baugeschichte
- 8.1 Der Wiederauf- und Umbau der Kirche
8.2 Historische Voraussetzungen
8.3 Schlußfolgerung
- Zeittafeln, Grafik
DIE ABTEI SAN VITTORE DELLE CHIUSE
- 1 Das Patrozinium der Kirche
2 Die Gestalt der Kirche
- 2.1 Baubeschreibung
2.2 Baubefund
- 3 Restaurierungsgeschichte
4 Die Rekonstruktion der Kirche
5 Baugeschichte
- 5.1 Bauchronologie
5.2 Die Datierung der Kirche durch Stilvergleich
- 6 Die Geschichte der Abtei
- 6.1 Die Römer im Gebiet von San Vittore delle Chiuse
6.2 Die Gründung der Abtei als Eigenkloster
6.3 Aufstieg und Blütezeit der Abtei
- 7 Die Datierung der Kirche San Vittore
- Steinmetzinschriften in der Kirche
- 8 Die spätere Baugeschichte des Klosters
- 8.1 Die Rekonstruktion der Klosteranlage
8.2 Die Bedeutung der Abtei im 12. Jahrhundert
8.3 Die Datierung der Klostergebäude
8.4 Die Funktion einzelner Bauteile
8.5 Der Niedergang der Abtei
- Zeittafeln, Grafik
DIE ABTEI SANTA CROCE DEI CONTI IN SASSOFERRATO
- 1 Das Patrozinium der Kirche
2 Die Gestalt der Kirche
- 2.1 Baubeschreibung
2.2 Baubefund
- 3 Die Rekonstruktion der Kirche
4 Baugeschichte
- 4.1 Bauchronologie
4.2 Die Datierung der Kirche durch Stilvergleich
- 5 Die Geschichte der Abtei
- 5.1 Kontinuität von der Antike bis zum Mittelalter im Gebiet von Santa Croce dei Conti
5.2 Die Gründung der Abtei als Eigenkloster und ihre Entwicklung im 11. und 12. Jahrhundert
5.3 Die Bedeutung der Abtei Santa Croce dei Conti
- 6 Die Datierung der Kirche und des Klosters Santa Croce dei Conti
7 Die spätere Baugeschichte des Klosters
Zeittafel
DIE ABTEI SANTA MARIA DELLE MOJE
- 1 Das Patrozinium der Kirche
2 Die Gestalt der Kirche
- 2.1 Baubeschreibung
2.2 Baubefund
- 3 Restaurierungsgeschichte
4 Die Rekonstruktion der mittelalterlichen Kirche
5 Baugeschichte
- 5.1 Bauchronologie
5.2 Die Datierung der Kirche durch Stilvergleich
- 6 Die Geschichte der Abtei
- 6.1 Die Gründung des Klosters
6.2 Die wirtschaftliche Bedeutung der Abtei im 11. und 12. Jahrhundert
- 7 Die Datierung der Kirche Santa Maria delle Moje
8 Die spätere Baugeschichte des Klosters
- 8.1 Die Rekonstruktion der Klosteranlage
8.2 Die Abtei zwischen 13. und 20. Jahrhundert
- Der Umbau des Westbaus zum Pfarrhaus – Die Barockisierung der Kirche im 18. Jahrhundert
- Zeittafel
HERKUNFT, ENTWICKLUNG UND VERBREITUNG DES BAUTYPUS
- 1 Die Vorbilder von San Claudio al Chienti
- 1.1 Zentralbauten in Konstantinopel und den byzantinischen Provinzen
1.2 Zentralbauten in der Form eines Tri- oder Tetrakonchos
- Frühchristliche cellae trichorae und Baptisterien – Tri- oder tetrakonchale Zentralbauten aus karolingischer Zeit – Tetrakonchale Zentralbauten um die Jahrtausendwende
- 1.3 Zentralbauten als Vierstützenquadrat
- Frühchristliche Vierstützenkirchen – Die Verbreitung karolingischer Vierstützenbauten – Die Verbreitung der um die Jahrtausendwende errichteten Vierstützenbauten
- 1.4 Die Doppelkapellen
- Frühchristliche mehrgeschossige Bauten – Polygonale und runde Doppelkapellen – Längsrechteckige Doppelkapellen – Quadratische Doppelkapellen
- 1.5 Zusammenfassung und Schlußfolgerung
- 2 Die Nachfolge von San Claudio al Chienti
- 2.1 Die Weiterentwicklung des Grundrisses
2.2 Die Entwicklung der Vierstützen-Doppelkapelle
Italien – Deutschland
- 3 Die Vorbilder von Santa Maria delle Moje
- 3.1 Die Pseudobasilika
3.2 Die Doppelturmfassade
- 4 Die Nachfolge von Santa Maria delle Moje
- 4.1 Die Pseudobasilika
4.2 Die Doppelturmfassade
HERKUNFT, ARCHITEKTONISCHE ENTWICKLUNG UND VERBREITUNG EINZELNER BAUFORMEN
- 1 Der Außenbau
- 1.1 Der zylindrische Turm
1.2 Der quadratische Turm
1.3 Das Portal
1.4 Der Spornpfeiler
1.5 Die Außendekoration
1.6 Der Strebepfeiler
- 2 Der Westbau
- 2.1 Das Eingangsjoch
2.2 Die Westempore
2.3 Die Fassadenkomposition von Santa Croce dei Cont
- 3 Der Innenraum
- 3.1 Das Stützsystem
- Der quadratische Pfeiler – Der Rundpfeiler – Der rechteckige Pfeiler mit Rundvorlagen auf der Laibungsseite der Arkaden
- 3.2 Das Gewölbe
- Die Trompenkuppel – Die Spitztonne – Die Dachkonstruktion
- 3.3 Die Ostanlag
- Der Dreiapsidenschluß – Das tonnengewölbte Chorjoch
ZUSAMMENFASSUNG UND SCHLUSSFOLGERUNG
- 1 San Claudio al Chienti
- 1.1 Die Bauleute
1.2 Die Auswirkungen auf die nachfolgende Architektur
- 2 San Vittore delle Chiuse
- 2.1 Die Bauleute
2.2 Die Auswirkungen auf die nachfolgende Architektur
- 3 Santa Croce dei Conti in Sassoferrato
- 3.1 Die Bauleute
3.2 Die Auswirkungen auf die nachfolgende Architektur
- 4 Santa Maria delle Moje
- 4.1 Die Bauleute
4.2 Die Auswirkungen auf die nachfolgende Architektur
SCHLUSSWORT
ANHANG
1 Abkürzungsverzeichnis
2 Literaturverzeichnis
3 Bildnachweis
Summary
Sommario
Personenregister
Ortsregister
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EINLEITUNG
(Ohne Anmerkungen)
San Claudio al Chienti bildet mit San Vittore delle
Chiuse, Santa Croce dei Conti in Sassoferrato und Santa
Maria delle Moje aufgrund ihrer Ähnlichkeiten im
Grundriß die Gruppe der romanischen Kirchen des
Vierstützentyps. Das Verbreitungsgebiet der im Zeitraum
eines Jahrhunderts errichteten Bauten beschränkt sich
auf die italienischen Zentralmarken.
Die Marken sind eine Region an der mittelitalienischen
Adriaküste. Die westliche Grenze wird im Landesinnern
durch die Erhebungen des umbrisch-märkischen Apennins
bestimmt. Nur im Norden weicht ihre heutige administrative
Grenze zur Emilia Romagna von diesen natürlichen
Markierungen ab. Im Süden bilden neben dem
Flußlauf des Tronto die Monti della Laga die Grenze zu
den Abruzzen. Der Hauptkamm des Apennins scheidet die Marken
schließlich von dem benachbarten Umbrien. Da alle
größeren Flüsse im Apennin entspringen und
in das Adriatische Meer münden, sind
Flußtäler entstanden, die sich parallel
zueinander ausrichten.
Eine solche geographische Situation bildet außer
ihrer strategischen Bedeutung die beste Voraussetzung
für eine zusammenhängende Kunstlandschaft. Obwohl
sich die vorliegende Arbeit nur mit einer Bautengruppe
innerhalb dieser Region beschäftigt, bleibt
schließlich die Frage nach einem eigenständigen,
regionalen Baustil der Marken. Wichtig wären ebenfalls
Überlegungen zur Bedeutung der Kirchen des
Vierstützentyps für die Baukunst der Marken sowie
zur Stellung der Bauleute von San Claudio al Chienti. Um
Lösungen zu diesen Fragestellungen zu erhalten, sollen
in der vorliegenden Dissertation die vier genannten Bauten
grundlegend nach architektonischen, historischen und
typologischen Gesichtspunkten untersucht werden.
Heute sind die Marken überwiegend durch die
Landwirtschaft geprägt. Da in der Region große,
wirtschaftlich bedeutende Ballungsräume fehlen,
gelangte sie im Verhältnis zu den anderen Regionen
Mittelitaliens in eine eher unbedeutende Position. Dies ist
möglicherweise einer der Gründe, warum die Region
der Marken bis heute von der italienischen und
internationalen Forschung vernachlässigt wird. Zudem
fehlen in den Marken die für andere Regionen
charakteristischen, großen romanischen Klosteranlagen
und Kathedralen. Die enge Streuung der benediktinischen
Klöster bewirkt eine relativ kleine Zahl ihrer
jeweiligen Mitglieder. Da die Kirchen aus diesem Grund
ebenfalls geringere Dimensionen haben, geben sie den
Bauherren und Bauleuten ganz andere Möglichkeiten
für die Entwicklung ihrer architektonischen Form.
In wissenschaftlichen Werken über die romanische
Architektur Europas findet die Baukunst der Marken kaum
Beachtung. Im entsprechenden Band der Pelican History of Art
erwähnt sie Conant überhaupt nicht. Puig i
Cadafalch behandelt die vier märkischen Kirchen des
Vierstützentyps in knapper Form im Zusammenhang mit der
frühromanischen Architektur Südeuropas. Die
Doppelkapelle San Claudio al Chienti sowie San Vittore delle
Chiuse werden als quadratische Vierstützenbauten von
Kubach in seinen beiden Büchern zur romanischen
Baukunst durch kurze namentliche Erwähnungen in einen
europäischen Kontext gestellt. Perogalli bespricht die
Vierstützenkirchen in einem Kapitel seiner Abhandlung
über die frühmittelalterliche Architektur. San
Vittore delle Chiuse bezeichnet er als das Vorbild der
Gruppe, da es der »konsequenteste byzantinische«
Bau sei. Er zählt hierbei Vergleichsbeispiele in Bezug
auf Bauelemente und Typologie auf, ohne jedoch näher
auf sie einzugehen. Untermann äußert sich 1989 in
seiner Publikation »Der Zentralbau im
Mittelalter« hauptsächlich zu dessen Typologie
und Funktion. Aus der Gruppe der Zentralbauten in den Marken
erwähnt er San Claudio al Chienti nur kurz im
Zusammenhang mit den Vierstützen-Doppelkapellen. Den
wichtigen Aspekt einer Nutzung der Zentralbauten als
Klosterkirchen klammert er in seinen Ausführungen
völlig aus.
Die romanische Architektur der Marken wird bis auf wenige
Ausnahmen in der italienischen Kunstgeschichtsschreibung
kaum beachtet. Venturi führt in seinem
mehrbändigen Werk zur italienischen Kunst die
Vierstützenbauten gar nicht auf. Thümmler klammert
die Architektur der Marken, Umbriens, Kalabriens und
Siziliens aus der italienischen Baukunst des
11. Jahrhunderts aus. Eine Anzahl Autoren erwähnen
zwar die märkische Baukunst, messen ihr allerdings
keinerlei Bedeutung zu. Meist sprechen sie den Marken den
Rang einer Kunstlandschaft ab. Keller und Salmi ordnen deren
Architektur der umbrischen, Chastel der venezianischen
Baukunst zu. Oberitalienische Bauleute hätten die
Gruppe der Vierstützenkirchen errichtet, die aufgrund
der Anlage ihres Grundrisses vom Orient beeinflußt
gewesen wären. Vielfach wird die Kirche Santa Maria
delle Moje nicht zu dieser Gruppe gerechnet. Nach Corrado
Ricci gehören nur San Vittore delle Chiuse und San
Claudio al Chienti zu einer Gruppe. Die beiden anderen
Kirchen kennt er offensichtlich nicht. Decker zählt
dagegen die Kirche Santa Croce dei Conti in Sassoferrato
nicht zur genannten Gruppe der Vierstützenbauten, da
sie ein Ableger der apulischen Baukunst sei. Er sieht in San
Vittore delle Chiuse »die bedeutendste Ausformung der
byzantinischen Bauidee«. Im Kontext der byzantinischen
Architektur Italiens werden die Vierstützenkirchen der
Marken bereits im Jahre 1935 von Cecchelli und etwas
später von De Angelis d'Ossat als zusammenhängende
Gruppe vorgestellt. Brucher vergleicht innerhalb der
sakralen Baukunst Italiens im 11. und 12. Jahrhundert
erstmals die Grundrisse aller vier Kirchen miteinander. Er
behandelt jedoch nicht die Stellung der Gruppe innerhalb der
italienischen Kunstgeschichte, sondern zieht in Anlehnung an
die veraltete These Strzygowskis Vergleiche zur armenischen
Architektur. Zudem weist die bibliographische und
kunsthistorische Bearbeitung große Lücken
auf.
Die Gruppe der Vierstützenbauten wird letztlich nur
in der regionalen Kunstgeschichtsschreibung hinreichend
beachtet. Meist fehlt hier jedoch die überregionale
Einordnung der Kirchen. Colucci nimmt mit seinem
mehrbändigen Werk »Delle Antichità
Picene« eine Vorreiterposition ein. Obwohl er
hauptsächlich nach historischen Gesichtspunkten
forscht, behandelt er in den beiden Kapiteln über San
Vittore auch deren Architektur. Bereits einige Jahre zuvor
beschäftigte sich Turchi unter kirchengeschichtlichen
Aspekten mit dem Territorium der Diözese Camerino.
Denselben Schwerpunkt setzen die Autoren des
19. Jahrhunderts. Zu den Abteien und Klöstern der
Marken geben Amatori und Annibaldi kurze historische und
beschreibende Anmerkungen. Letzterer beschränkt sich
dabei auf das Tal des Esino und würdigt die dortigen
benediktinischen Klostergründungen. Amatori erstellt
hingegen ein Verzeichnis der Abteien mit den abhängigen
Klöstern im Picenum. 1929 erscheint schließlich
das noch heute ohne Nachfolge gebliebene zweibändige
Standardwerk Serras über die Kunst der Marken. Darin
wird die an romanischer Architektur äußerst
reiche Region erstmals in der ihr gebührenden Weise
vorgestellt und die Gruppe der Vierstützenkirchen in
die regionale Architektur des Mittelalters eingeordnet. In
den folgenden Jahrzehnten werden einzelne Aspekte der
romanischen Baukunst der Marken in Kongreßakten und
Zeitschriften veröffentlicht. Der Schwerpunkt liegt
jeweils auf den historischen Zusammenhängen. Von
besonderer Bedeutung für die gewählte Thematik
sind die Bände der »Atti del XI Congresso di
Storia dell'Architettura, Marche 1959. Rom 1965«, der
»Atti del II Convegno del Centro di Studi Storici
Maceratesi 1966: I Benedettini nelle Valli del Maceratese.
Macerata 1967« und der »Atti del Convegno di
Studi, Fabriano 1981: Aspetti e Problemi del Monachesimo
nelle Marche. Vol. I, Fabriano 1982«. Ebenso sind
die regionalen Zeitschriften »Rassegna Marchigiana per
le Arti Figurative, le Belezze Naturali, la Musica«,
»Atti e Memorie della R. Deputazione di Storia Patria
per le Provincie delle Marche« und »Studia
Picena« zu nennen. Als einziger versucht Cherubini das
Werk Serras mit seinem 1977 erschienenen Buch »Arte
medievale nella Vallesina« fortzusetzen. Er
beschränkt sich auf ein regionales Teilgebiet, die
kulturgeschichtlich zusammenhängende Region des Tals
des Esino. Dabei hält er sich zwar eng an die
Ergebnisse Serras, ergänzt diese jedoch mit neuen Ideen
sowie historischen Überlegungen. In dem mit vielen
Abbildungen und Grundrissen versehenen Buch behandelt er die
vier Kirchen des Vierstützentyps als Gruppe, obwohl nur
San Vittore delle Chiuse und Santa Maria delle Moje im
Vallesina liegen. Die 1984 erschienene Publikation zur
Architektur der heutigen Provinz Macerata hätte die
Ergänzung zu den Forschungen Cherubinis sein
können. Hierin werden die Vierstützenbauten als
regionale Gruppe erwähnt. Weil jedoch kein
kulturgeschichtlich zusammenhängendes Gebiet behandelt
wird, erscheint die Arbeit wenig abgerundet.
Das katalogartige Werk zu den Abteien der Marken, das
1987 veröffentlicht wurde, erfüllt leider nicht
die Erwartungen des Lesers, da nur die lückenhaft
bearbeitete Literatur wiederholt wird. Die wenigen, zudem
noch fehlerhaften Grundrisse und die schlecht
ausgewählten Abbildungen vermitteln zusammen mit den
kurzen Beschreibungen keinen Eindruck der einzelnen
Abteikirchen. Der Verdienst des Autorenteams ist jedoch die
Zusammenstellung der noch vorhandenen, beziehungsweise
urkundlich bezeugten Abteien. Da die Pieve San Claudio al
Chienti nicht zu diesem Themengebiet gehört,
erwähnt man sie nur am Rande. Die Publikation derselben
Autorinnen zu den Benediktinerklöstern der Provinz
Macerata gibt zwar mehr Grundrisse und Fotos wieder, bringt
jedoch für die Forschung keinen Fortschritt. Weder
werden im Literaturverzeichnis wichtige
regionalgeschichtliche Werke aufgenommen, noch wird die
Architektur der einzelnen Klosterkirchen in die regionale
sowie italienische Baukunst eingebunden. 1989
veröffentlicht De Angelis d'Ossat einen Aufsatz
über die Vierstützenkirchen. Er bringt ihre
Errichtungen mit dem Itinerar Kaiser Friedrich Barbarossas
in Verbindung, für dessen Aufenthalt sie erbaut worden
wären. Da er jedoch weder die Architekturformen noch
die Geschichte der einzelnen Kirchen ausreichend
berücksichtigt, sind seine Ergebnisse nicht haltbar.
Der entsprechende Band der Reihe »Italia
Romanica«, der die Kunst der Marken behandeln soll,
wird erst Ende 1993 erscheinen.
Die Kunstführer der Region behandeln die romanische
Architektur im allgemeinen sehr lückenhaft. Darunter
sind sowohl der Reclams Kunstführer als auch der
DuMont-Kunst-Reiseführer zu erwähnen. Da der
Führer des Touring Club Italiano bis auf wenige
Ausnahmen die gesamte romanische Architektur der Marken
aufführt, ist er unentbehrlich. Als Kunstführer
sucht er jedoch kaum nach Analogien. Aus diesem Grund
erwähnt er die Kirchen der Gruppe nur einzeln und
unabhängig voneinander.
Die vorliegende Arbeit gliedert sich in zwei Hauptteile.
Da San Claudio al Chienti und die anderen Kirchen der Gruppe
des Vierstützentyps bisher nur unzureichend bearbeitet
worden sind, erhalten sie im ersten Teil eine grundlegende
monographische Untersuchung. Weder wissenschaftlich
fundierte Rekonstruktionen der im Laufe der Zeit
barockisierten und stark restaurierten Kirchen noch das
dafür nötige Planmaterial waren vorhanden. Beides
wurde von der Autorin eigens für die vorliegende Arbeit
neu erstellt oder, falls die Vorlagen fehlerhaft waren,
verbessert. Ferner interessiert bei allen vier Kirchen, ob
die Differenzen in der architektonischen Ausführung auf
Restaurierungen, Umbauten oder Planänderungen
zurückzuführen sind, oder ob man durch sie den
Baufortgang erkennen kann. Daher ist es notwendig, in der
vorliegenden Arbeit die Restaurierungsgeschichte und die
spätere Baugeschichte zumindest in verkürzter Form
zu behandeln. Grundlage hierfür sind Bauuntersuchungen,
archivalische Quellen sowie eine neu erstellte, umfangreiche
Bilddokumentation einschließlich historischer Karten.
Dies bildet die Basis für die Rekonstruktion der
romanischen Ursprungsbauten. Die genannten Kirchen sollen
zudem zeitlich neu eingeordnet werden, da die aus der
Literatur bekannten Datierungen sehr voneinander abweichen
und die hierfür angeführten Begründungen nur
selten nachvollziehbar sind. Anhand von Stilvergleichen soll
der Erbauungszeitraum neu bestimmt werden. Zur
Bestätigung und näheren Eingrenzung dieser Daten
wird daraufhin überprüft, ob die wirtschaftlichen
und politischen Voraussetzungen für einen Kirchenneubau
in diesem Zeitraum tatsächlich gegeben waren. Für
San Claudio al Chienti und San Vittore delle Chiuse wurden
hierzu erstmals Graphiken erstellt, die auf vollständig
dokumentierten Urkundenfonds basieren.
Der zweite Teil der Arbeit untersucht die
kunsthistorische Stellung der Vierstützenkirchen
vorwiegend innerhalb Italiens. Ausgangspunkt der Diskussion
über die typologischen Vorbilder der Kirchen San
Claudio al Chienti und Santa Maria delle Moje ist die immer
wieder in der Literatur behauptete Entwicklung des
Grundrißtypus von San Claudio al Chienti aus der
byzantinischen Baukunst. Durch die Untersuchung bisher nicht
beachteter Vorbilder hinsichtlich ihrer Typologie,
Verbreitung und Funktion kann hier eine neue Lösung
vorgeschlagen werden. Das Verhältnis der anderen
Kirchen des Vierstützentyps in den Marken zu San
Claudio al Chienti wird im Zusammenhang mit seiner Nachfolge
behandelt. Der in San Claudio al Chienti verwendete Typus
der Vierstützen-Doppelkapelle, der allgemein als
deutsche Sonderform gilt, wurde bis heute kaum beachtet,
obgleich er besonders wichtig ist. Um dies nachzuholen,
werden außer den italienischen Kirchen die
frühesten Bauten desselben Typus in Deutschland
untersucht. Es stellt sich daraufhin die interessante Frage
nach den historischen Gründen für eine solche
Nachfolge. Weder die typologischen Vorbilder, noch die
Nachfolgebauten von Santa Maria delle Moje, die einen von
den früheren Kirchen der Gruppe abweichenden, neuen
Aufrißtypus ausbilden, wurden bis heute erforscht. Aus
diesem Grund sollen Herkunft und Verbreitung der
Pseudobasilika innerhalb Italiens untersucht werden.
Weiterhin werden bis auf wenige Ausnahmen zum ersten Mal
Herkunft, Entwicklung und Verbreitung der Bauformen, welche
für die einzelnen Kirchen der Gruppe charakteristisch
sind, im Hinblick auf ihren architekturgeschichtlichen
Standort näher untersucht. Um ihr Verbreitungsgebiet
genauer zu definieren, wurden topographische Karten
erstellt.
Abschließend werden die Schlußfolgerungen aus
den vorangegangenen beiden Abschnitten gezogen. Weiterhin
wird die Frage nach der Aktualität der Bauformen, die
in den Vierstützenkirchen verwendet werden, sowie die
Stellung der mit ihnen verbundenen Bautypen besonders im
italienischen Kontext behandelt. Gleichfalls ist von
Bedeutung, ob es Innovationen in der Architektur der
märkischen Vierstützenkirchen gegeben hat und
inwieweit sich eine Nachfolge der Bauformen und -typen
innerhalb der regionalen Baukunst der Marken eingestellt
hat. Dem schließt sich die Frage nach Herkunft und
Ausbildung der Bauleute sowie der Rolle des Bauherrn an. In
diesem Zusammenhang werden ansatzweise die Wanderungen der
Bauleute weiterverfolgt, um Verbindungen zu anderen Kirchen
herstellen zu können. Schließlich sind der Arbeit
neben einem Literaturverzeichnis eine Bilddokumentation mit
Plänen und Abbildungen beigefügt.
Zunächst werden die einzelnen Kirchen aus der Gruppe
der Vierstützenbauten – San Claudio al
Chienti, San Vittore delle Chiuse, Santa Croce dei Conti in
Sassoferrato und Santa Maria delle Moje –
monographisch bearbeitet. Als Einleitung dienen einige
Angaben zur Lage und über das Patrozinium der
jeweiligen Kirche. Der heutige Forschungsstand bildet den
Ausgangspunkt der dann folgenden Überlegungen.
Daraufhin wird die heutige Gestalt der vier zu behandelnden
Bauten vorgestellt. Ebenso ist die Kenntnis der
Restaurierungsgeschichte für die Rekonstruktionen der
ursprünglichen Kirchenbauten notwendig. Auf dieser
Grundlage wird eine Baugeschichte erstellt, welche die
Bauchronologie der einzelnen Kirchen sowie deren Datierung
durch Stilvergleich beinhaltet. Neue Datierungen ergeben
sich durch die Berücksichtigung des historischen
Umfeldes der jeweiligen Kirche. Gleiche Kriterien werden
für die Datierung späterer baulicher
Veränderungen angelegt.
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SCHLUSSWORT
Die Doppelkapelle San Claudio al Chienti wurde in ihrer
rekonstruierten Gestalt in den Jahren um 1030 als
früheste Kirche des Vierstützentyps in den Marken
errichtet. Vermutlich läßt Bischof Ubertus von
Fermo (996– 1044) diese repräsentative
Eigenkirche mitsamt seiner Residenz an einem strategisch
wichtigen Ort erbauen. Während die Oberkirche ihm
persönlich vorbehalten bleibt, setzt die Unterkirche in
ihrer Funktion die Tradition der frühchristlichen Pieve
fort. Die typologischen Vorbilder von San Claudio al
Chienti, die eng mit diesen beiden Nutzungen verknüpft
sind, befinden sich ausschließlich in Italien. Im
Grundriß wird ein eingezogener Trikonchos, der
ansonsten vorwiegend für Baptisterien verwendet wird,
mit einem Vierstützenquadrat kombiniert. Gleich der
Doppelkapelle ist der letztgenannte Typus hauptsächlich
auf die Nutzung als Palastkapelle festgelegt. Die
architektonische Bedeutung der Kirche San Claudio besteht in
der Ausformung eines neuen Bautypus, in dem alle diese
Bautypen und Funktionen in einzigartiger Weise miteinander
verbunden werden. Die ausführenden Bauleute stammen mit
großer Wahrscheinlichkeit aus Ravenna und können
auf eine langjährige Erfahrung an oberitalienischen
Bauten zurückblicken.
Die Vierstützen-Doppelkapelle von San Claudio al
Chienti beeindruckt wahrscheinlich die deutschen Kaiser
Konrad II. und Heinrich III. sowie bedeutende
Persönlichkeiten im Gefolge des letzteren so sehr,
daß sie nördlich der Alpen Kirchen desselben
Typus errichten lassen. Innerhalb der Marken erreicht der
Grundriß seine verbreitetste Nachfolge. Zwischen den
Jahren 1070 und 1080 läßt Abt Moricus
(1058–1098), der dem von den Attoni-Alberici-Gozoni um
das Jahr 1000 gegründeten Eigenkloster San Vittore
delle Chiuse vorsteht, vermutlich einen Kirchenneubau
errichten. Die gleiche politische Überzeugung macht
einen Kontakt zwischen Abt Moricus und Bischof Udalricus von
Fermo (1057– 1074) wahrscheinlich, der eine
Übernahme des Grundrißtypus rechtfertigen
könnte. Aufgrund der Verwendung gleicher Bauelemente,
die sich noch stärker im ersten Plan von San Vittore
bemerkbar machen, müßte Johannes, der als einer
der leitenden Baumeister in der Klosterkirche seine Signatur
hinterläßt, bereits in San Claudio tätig
gewesen sein. In San Vittore entsteht eine Kirche, die
weiterentwickelte und ausgereifte Bauformen aufweist und
sich auf der Höhe der italienischen Baukunst
befindet.
Die Bauleute der wohl im letzten Jahrzehnt des
11. Jahrhunderts erbauten Kirche Santa Croce dei Conti
in Sassoferrato, deren dazugehörige Abtei
möglicherweise ebenfalls als Eigenkloster der
Attoni-Alberici-Gozoni in der ersten Hälfte des
11. Jahrhunderts gegründet wurde, kommen auch aus
den Marken und waren vermutlich schon in San Vittore delle
Chiuse tätig. Es gelingt ihnen, über dem
vorgegebenen Grundrißtypus einen Aufriß zu
konstruieren, der sich in seiner rekonstruierten Gestalt nur
mit wenigen Bauformen an diesem Vorbild orientiert.
Das direkte Modell des Grundrisses der im ersten
Jahrzehnt des 12. Jahrhunderts erbauten Kirche Santa
Maria delle Moje, deren Abtei vermutlich eine den anderen
Klöstern ähnliche Gründungsgeschichte hat,
ist Santa Croce dei Conti. Ihr Aufriß wird jedoch von
einem völlig anderen Typus bestimmt – der
Pseudobasilika, für die eine westliche
Doppelturmfassade rekonstruiert wurde. Damit lehnt sie sich
eng an die wenige Jahre früher entstandene nahe
Abteikirche Sant'Urbano all'Esinante an. Diese typologischen
Vorgaben beruhen wahrscheinlich auf den Forderungen des
Bauherrn. Die Bauleute nutzen die Erfahrungen, welche sie
zuvor sowohl in Santa Croce dei Conti als auch in
Sant'Urbano gemacht haben, um in Santa Maria delle Moje
einen konstruktiv verbesserten Kirchenbau zu errichten.
Die Bauleute von San Claudio al Chienti nehmen in der
Architektur der Marken eine zentrale Position ein. Durch
ihre ravennatische Herkunft und die Ausbildung in
Oberitalien bringen sie ein in der Folgezeit häufig
aufgenommenes Konstruktions- und Formenrepertoire in die
Marken. Dazu entwerfen sie einen Bautypus, der nicht nur in
den Marken selbst, sondern auch nördlich der Alpen eine
Nachfolge findet. Unter ihrer Leitung werden märkische
Bauleute ausgebildet, welche die Architektur der Region
bestimmen. Letztere und deren Schüler sind für den
Bau der übrigen Kirchen der Gruppe der
Vierstützenbauten sowie der eng mit diesen verwandten
Architekturen verantwortlich. Ein häufiger
künstlerischer Austausch mit oberitalienischen
Steinmetzen verleiht der Architektur Aktualität und
schließt die neuesten Entwicklungen ein. Bei den
Kirchen, die San Claudio al Chienti nachfolgen, sind immer
einheimische Bauleute führend tätig. Sie entwerfen
auf dem bekannten, vorgegebenen Grundriß ständig
neue, eigenständige Kirchenbauten höchster
Qualität, die sich im Aufriß trotz verwandter
Architekturelemente zum Teil erheblich voneinander
unterscheiden. Die in den Marken neu- oder
weiterentwickelten Bauformen werden nicht nur in dieser
Region rezipiert, sondern erhalten besonders in Umbrien eine
große Nachfolge. Dorthin vermitteln die
märkischen Bauleute ihr Wissen und ihre Erfahrung mit
den verschiedenen Wölbungstechniken, die wahrscheinlich
auf diesem Weg in die Toskana und in gleicher Weise bis in
die Abruzzen gelangen. Durch die vier untersuchten Kirchen
des Vierstützentyps und die mit ihnen verwandten Bauten
werden die Marken folglich als eine eigenständige
Kunstlandschaft greifbar. Dort werden nicht nur eigene
Bautypen und -formen entwickelt, sondern diese ebenso an die
Nachbarregionen weitergegeben. Um dieses Ergebnis jedoch
weiter zu erhärten, müßte eine Bearbeitung
der übrigen Baukunst der Marken angeschlossen
werden.
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SUMMARY
Due to their similiar ground plans, San Claudio al
Chienti represents the group of romanesque churches with
inscribed-cross plan in the Marche along with San Vittore
delle Chiuse, Santa Croce dei Conti in Sassoferrato and
Santa Maria delle Moje. Scientific research treating
romanesque architecture in Europe and Italy has hardly
noticed the architecture of the Marche. This group has only
been adequately considered in the local art historiography
and the examination of the churches and classification of
their type and style in the European area is
insufficient.
On the onset, the four churches will be treated
monographically. Examinations of the architecture, the study
of sources in archives, stylistic comparisons, an extended
documentation with illustrations, numerous innovative
designs and historical maps form the basis of scientific
reconstructions and the dating of the original romanesque
churches. It is summised that bishop Ubertus of Fermo
ordered the two-storey church of San Claudio al Chienti to
be built, probably around 1030, as a representative
proprietary church with his residence in a strategically
important place. While the upper church was reserved for him
alone, the lower church continued its traditional function
of the early christian Pieve. San Vittore delle Chiuse, a
proprietary monastery founded around 1000 by the
Attoni-Alberici-Gozoni, had probably been constructed under
abbot Moricus I. between 1070 and 1080. The abbey of
Santa Croce dei Conti in Sassoferrato had probably been
founded under similiar conditions in the first half of the
11th century. The present church dates to the last
decade of the 11th century. The youngest construction
of this group, the church of Santa Maria delle Moje, was
built in the first decade of the 12th century. Here a
completely different sort of construction was utilized
– the pseudobasilica. The author reconstructed a
two-tower faade for this church.
The art-historical position of the churches with
inscribed-cross plan has been examined mainly in Italy. The
typological models of the two-storey church of San Claudio
were not located – contrary to prevailing
opinion – in the byzantine area but only in
Italy. In the plan a retracted trefoil, mostly used for
baptisteries, was combined with a square inscribed-cross
plan. Like the two-storey chapel which up until now was held
to be a specifically German form, the latter intended type
was constructed for use as a palace chapel. The
architectural significance of San Claudio is that it creates
a new type combining all of these church-types and functions
in a unique way. Its succession in architecture reached the
Nothern European Area. The type of the pseudobasilica of
Santa Maria delle Moje derives from the architecture of the
nearby abbey church of Sant'Urbano all'Esinante constructed
a few years earlier.
Next the provenance, development, and distribution of the
stylistical forms, which are characteristic of the churches
treated, have been examined in regard to their
architecturial position – on the most part for the
first time. Topographical maps have been designed to define
the distribution area. In conclusion, statement of
topicality of the used architectural forms is given. The
builders of San Claudio, who originated from Ravenna,
learned their profession in Northern Italy. They brought a
modern repertoire of forms to the Marches which they in turn
passed on to local builders. In this way the Marches
developed into an independent artistical region. Frequent
artistic exchange with builders from Northern Italy gave
topicality to the architecture. Based on the given plan of
San Claudio, builders of the Marche designed other
independent architectures of the highest quality, which in
part differ considerably in their execution, despite the
analogy of their architectural elements. The stylistic forms
created or further developed in the Marche, particularly the
application of different vaulting techniques, had a great
impact in Umbria and neighboring regions.
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SOMMARIO
San Claudio al Chienti costituisce con San Vittore delle
Chiuse, Santa Croce dei Conti in Sassoferrato e Santa Maria
delle Moje a causa delle somiglianze nella pianta il gruppo
delle chiese romaniche delle Marche a croce greca iscritta.
In pubblicazioni scientifiche sull'architettura in Europa ed
in Italia l'architettura marchigiana non viene considerata
quasi per nulla. Al sunnominato gruppo si è prestato
attenzione soltanto fino ad un certo punto nella
storiografia artistica regionale. Manca però una
sufficiente analisi storica ed architettonica delle chiese
ed il loro inquadramento tipologico e stilistico
sopraregionale.
All'inizio le quattro chiese vengono esaminate
monograficamente. Indagini architettoniche, studi delle
fonti archivistiche, confronti stilistici ed una estesa
documentazione fotografica con numerosi rilievi e piante
storiche fatte appositamente costituiscono la base per una
ricostruzione e datazione scientificamente fondata delle
originarie chiese romaniche. Il vescovo Uberto di Fermo si
fece costruire in un posto strategicamente importante verso
il 1030 la chiesa a due piani di San Claudio al Chienti come
chiesa privata rappresentativa insieme alla sua residenza,
riservandosi personalmente la chiesa superiore, mentre
quella inferiore continua nella sua funzione la tradizione
della pieve paleocristiana. In San Vittore delle Chiuse, il
monastero privato degli Attoni-Alberici-Gozoni fondato verso
il Mille, si costruisce probabilmente sotto l'abate
Morico I fra il 1070 e 1080 una nuova chiesa. Santa
Croce dei Conti in Sassoferrato, l'abbazia della quale venne
fondato forse nella prima metà del secolo XI
sotto condizioni simili, si data all'ultimo decennio del
secolo XI. Nella più giovane delle chiese, Santa
Maria delle Moje costruita nel primo decennio del
secolo XII, si sceglie un tipo costruttivo totalmente
diverso – la pseudobasilica. Per questa si è
ricostruito ad occidente una facciata a doppie torri.
Oltre a ciò si esamina l'inquadramento
storico-artistico delle chiese con pianta a croce greca
iscritta soprattutto in Italia stessa. I modelli tipologici
della cappella a due piani di San Claudio al Chienti non si
trovano – contrariamente all'opinione della
ricerca attuale – nell'area bizantina, ma
soltanto in Italia. Per quanta riguarda l'iconografia si
unisce una pianta triconca ritratta – usato
peraltro nella maggior parte dei casi per
battisteri – con una pianta quadrata a quattro
sostegni. Come per la cappella a due piani, che finora si
riconosce come un tipo tedesco speciale, la funzione del
tipo architettonico menzionato per ultimo è quella
della cappella palatina. L'importanza di San Claudio al
Chienti si manifesta in un nuovo tipo architettonico, nel
quale vennero combinati in modo straordinario tutti questi
tipi e funzioni. I suoi riflessi nell'architettura
successiva si estendono fino all'area oltralpina. La
pseudobasilica di Santa Maria delle Moje si allaccia
strettamente alla vicina chiesa abbaziale di Sant'Urbano
all'Esinante, costruita pochi anni prima.
Successivamente vengono esaminati riguardo alla posizione
architettonica – in molti casi per la prima
volta – origine, sviluppo e diffusione delle
forme stilistiche, caratteristiche per le chiese trattate.
Si sono eseguite carte topografiche per la definizione della
loro area di diffusione. In conclusione si sono fatte
costatazioni sull'attualità delle forme
architettoniche. Le maestranze di San Claudio, di origine
ravennata e formazione nell'Italia padana, portarono un
repertorio moderno di forme nelle Marche. Sotto la loro
direzione vennero istruite maestranze locali, con le quali
le Marche divennero una regione autonoma in senso
storico-artistico. Un frequente scambio con scalpellini
dell'Italia padana conferì attualità
all'architettura. Maestranze marchigiane progettarono sulla
pianta proposta a San Claudio altre chiese
architettonicamente indipendenti e di altissima
qualità, che si distinguono tra loro nonostante la
presenza di simili elementi stilistici. Le nuove forme
architettoniche, specialmente l'uso delle diverse tecniche
di voltaggio, hanno un grande successo in Umbria e nelle
regioni contigue.
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