Hildegard Sahler

San Claudio al Chienti und die romanischen Kirchen des Vierstützentyps in den Marken

Beiträge zur Kunstgeschichte des Mittelalters und der Renaissance
Band 6
Herausgegeben von Joachim Poeschke

1998, 434 Seiten, 232 Abbildungen, 45 Pläne, broschiert/Fadenheftung
1998, 434 pages, 232 figures, 45 plots, paperback/sewn

Ausgezeichnet mit dem PREMIO SALIMBENI 1999

ISBN 978-3-930454-07-5
Preis/price EUR 59,–

17 × 24cm (B×H), 900g

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Kurzzusammenfassung/short summary/sommario
Inhaltsverzeichnis / table of contents
Einleitung
Schlußwort
Summary (English)
Sommario (Italiano)


Kurzzusammenfassung/short summary/sommario

San Claudio al Chienti wurde um 1030 durch Bischof Ubertus von Fermo als repräsentative Eigenkirche erbaut. Durch die Verbindung von Trikonchos, Vierstützenquadrat und Doppelkapelle wurde ein neuer Bautypus geschaffen, der gleichzeitig die Funktion einer Pieve und Palastkapelle erfüllen konnte. Seine Nachfolge reicht bis in das Gebiet nördlich der Alpen.

Innerhalb der Marken war besonders der Grundriß Vorbild für die Klosterkirchen San Vittore delle Chiuse, Santa Croce dei Conti in Sassoferrato und Santa Maria delle Moje, die zwischen 1070 und 1110 errichtet wurden.

Die Studie untersucht in monographischer Form Architektur und Geschichte der Vierstützenkirchen. Herkunft, Entwicklung und Verbreitung der Bautypen und der charakteristischen Bauformen geben Aufschluß über deren architekturgeschichtlichen Standort. Ansatzweise werden Herkunft, Ausbildung und Wanderung der märkischen Bauleute verfolgt.

* * *

San Claudio al Chienti was constructed by order of bishop Ubertus of Fermo around 1030 as a representative proprietary church. By combining a retracted trefoil, a square inscribed-cross plan, and a two-storey chapel, San Claudio creates a new architectural form which functions as a Pieve as well as a palace chapel. Its influence reached into areas north of the Alps.

San Claudios inscribed-cross plan served in the Marche as a model for the abbey churches San Vittore delle Chiuse, Santa Croce dei Conti in Sassoferrato and Santa Maria delle Moje, which where constructed between 1070 and 1110.

This study examines monographically the architecture and history of square inscribed-cross plan churches. The provenance, development, and distribution of the stylistical forms, which are characteristic of the churches treated, are examined in regard to their architectural position – on the most part for the first time. The study also discusses the origin, training, and travels of the builders of the Marche area.

* * *

San Claudio al Chienti costituisce con San Vittore delle Chiuse, Santa Croce dei Conti in Sassoferrato e Santa Maria delle Moje a causa delle somiglianze nella pianta il gruppo delle chiese romaniche delle Marche a croce greca iscritta. In pubblicazioni scientifiche sull'architettura in Europa ed in Italia l'architettura marchigiana non viene considerata quasi per nulla. Al sunnominato gruppo si è prestato attenzione soltanto fino ad un certo punto nella storiografia artistica regionale. Manca però una sufficiente analisi storica ed architettonica delle chiese ed il loro inquadramento tipologico e stilistico sopraregionale.

All'inizio le quattro chiese vengono esaminate monograficamente. Indagini architettoniche, studi delle fonti archivistiche, confronti stilistici ed una estesa documentazione fotografica con numerosi rilievi e piante storiche fatte appositamente costituiscono la base per una ricostruzione e datazione scientificamente fondata delle originarie chiese romaniche. Il vescovo Uberto di Fermo si fece costruire in un posto strategicamente importante verso il 1030 la chiesa a due piani di San Claudio al Chienti come chiesa privata rappresentativa insieme alla sua residenza, riservandosi personalmente la chiesa superiore, mentre quella inferiore continua nella sua funzione la tradizione della pieve paleocristiana. In San Vittore delle Chiuse, il monastero privato degli Attoni-Alberici-Gozoni fondato verso il Mille, si costruisce probabilmente sotto l'abate Morico I fra il 1070 e 1080 una nuova chiesa. Santa Croce dei Conti in Sassoferrato, l'abbazia della quale venne fondato forse nella prima metà del secolo XI sotto condizioni simili, si data all'ultimo decennio del secolo XI. Nella più giovane delle chiese, Santa Maria delle Moje costruita nel primo decennio del secolo XII, si sceglie un tipo costruttivo totalmente diverso – la pseudobasilica. Per questa si è ricostruito ad occidente una facciata a doppie torri.

Oltre a ciò si esamina l'inquadramento storico-artistico delle chiese con pianta a croce greca iscritta soprattutto in Italia stessa. I modelli tipologici della cappella a due piani di San Claudio al Chienti non si trovano – contrariamente all'opinione della ricerca attuale – nell'area bizantina, ma soltanto in Italia. Per quanta riguarda l'iconografia si unisce una pianta triconca ritratta – usato peraltro nella maggior parte dei casi per battisteri – con una pianta quadrata a quattro sostegni. Come per la cappella a due piani, che finora si riconosce come un tipo tedesco speciale, la funzione del tipo architettonico menzionato per ultimo è quella della cappella palatina. L'importanza di San Claudio al Chienti si manifesta in un nuovo tipo architettonico, nel quale vennero combinati in modo straordinario tutti questi tipi e funzioni. I suoi riflessi nell'architettura successiva si estendono fino all'area oltralpina. La pseudobasilica di Santa Maria delle Moje si allaccia strettamente alla vicina chiesa abbaziale di Sant'Urbano all'Esinante, costruita pochi anni prima.

Successivamente vengono esaminati riguardo alla posizione architettonica – in molti casi per la prima volta – origine, sviluppo e diffusione delle forme stilistiche, caratteristiche per le chiese trattate. Si sono eseguite carte topografiche per la definizione della loro area di diffusione. In conclusione si sono fatte costatazioni sull'attualità delle forme architettoniche. Le maestranze di San Claudio, di origine ravennata e formazione nell'Italia padana, portarono un repertorio moderno di forme nelle Marche. Sotto la loro direzione vennero istruite maestranze locali, con le quali le Marche divennero una regione autonoma in senso storico-artistico. Un frequente scambio con scalpellini dell'Italia padana conferì attualità all'architettura. Maestranze marchigiane progettarono sulla pianta proposta a San Claudio altre chiese architettonicamente indipendenti e di altissima qualità, che si distinguono tra loro nonostante la presenza di simili elementi stilistici. Le nuove forme architettoniche, specialmente l'uso delle diverse tecniche di voltaggio, hanno un grande successo in Umbria e nelle regioni contigue.

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Inhaltsverzeichnis / table of contents

VORWORT
EINLEITUNG

DIE KIRCHE SAN CLAUDIO AL CHIENTI

1 Name und Patrozinium der Kirche
2 Die Gestalt der Kirche
2.1 Baubeschreibung
2.2 Baubefund
3 Restaurierungsgeschichte
4 Die Rekonstruktion des ersten Kirchenbaus
5 Baugeschichte
5.1 Bauchronologie
5.2 Die Datierung der Kirche durch Stilvergleich
6 Die Geschichte des Territoriums von San Claudio al Chienti
6.1 Das Erbe der antiken Bischofsstadt Pausulae
6.2 Die administrative Situation bei San Claudio al Chienti
6.3 Die Funktion der Kirche San Claudio al Chienti
Die Gründung der plebs – Die Lage der plebs San Claudio – San Claudio als Eigenkirche des Bischofs von Fermo – Die Bedeutung der bischöflichen plebs San Claudio im Mittelalter – San Claudio als Nebenresidenz des Bischofs von Fermo
6.4 Zusammenfassung und Schlußfolgerung
7 Die Datierung der Kirche San Claudio al Chienti
8 Die spätere Baugeschichte
8.1 Der Wiederauf- und Umbau der Kirche
8.2 Historische Voraussetzungen
8.3 Schlußfolgerung
Zeittafeln, Grafik

DIE ABTEI SAN VITTORE DELLE CHIUSE

1 Das Patrozinium der Kirche
2 Die Gestalt der Kirche
2.1 Baubeschreibung
2.2 Baubefund
3 Restaurierungsgeschichte
4 Die Rekonstruktion der Kirche
5 Baugeschichte
5.1 Bauchronologie
5.2 Die Datierung der Kirche durch Stilvergleich
6 Die Geschichte der Abtei
6.1 Die Römer im Gebiet von San Vittore delle Chiuse
6.2 Die Gründung der Abtei als Eigenkloster
6.3 Aufstieg und Blütezeit der Abtei
7 Die Datierung der Kirche San Vittore
Steinmetzinschriften in der Kirche
8 Die spätere Baugeschichte des Klosters
8.1 Die Rekonstruktion der Klosteranlage
8.2 Die Bedeutung der Abtei im 12. Jahrhundert
8.3 Die Datierung der Klostergebäude
8.4 Die Funktion einzelner Bauteile
8.5 Der Niedergang der Abtei
Zeittafeln, Grafik

DIE ABTEI SANTA CROCE DEI CONTI IN SASSOFERRATO

1 Das Patrozinium der Kirche
2 Die Gestalt der Kirche
2.1 Baubeschreibung
2.2 Baubefund
3 Die Rekonstruktion der Kirche
4 Baugeschichte
4.1 Bauchronologie
4.2 Die Datierung der Kirche durch Stilvergleich
5 Die Geschichte der Abtei
5.1 Kontinuität von der Antike bis zum Mittelalter im Gebiet von Santa Croce dei Conti
5.2 Die Gründung der Abtei als Eigenkloster und ihre Entwicklung im 11. und 12. Jahrhundert
5.3 Die Bedeutung der Abtei Santa Croce dei Conti
6 Die Datierung der Kirche und des Klosters Santa Croce dei Conti
7 Die spätere Baugeschichte des Klosters
Zeittafel

DIE ABTEI SANTA MARIA DELLE MOJE

1 Das Patrozinium der Kirche
2 Die Gestalt der Kirche
2.1 Baubeschreibung
2.2 Baubefund
3 Restaurierungsgeschichte
4 Die Rekonstruktion der mittelalterlichen Kirche
5 Baugeschichte
5.1 Bauchronologie
5.2 Die Datierung der Kirche durch Stilvergleich
6 Die Geschichte der Abtei
6.1 Die Gründung des Klosters
6.2 Die wirtschaftliche Bedeutung der Abtei im 11. und 12. Jahrhundert
7 Die Datierung der Kirche Santa Maria delle Moje
8 Die spätere Baugeschichte des Klosters
8.1 Die Rekonstruktion der Klosteranlage
8.2 Die Abtei zwischen 13. und 20. Jahrhundert
Der Umbau des Westbaus zum Pfarrhaus – Die Barockisierung der Kirche im 18. Jahrhundert
Zeittafel

HERKUNFT, ENTWICKLUNG UND VERBREITUNG DES BAUTYPUS

1 Die Vorbilder von San Claudio al Chienti
1.1 Zentralbauten in Konstantinopel und den byzantinischen Provinzen
1.2 Zentralbauten in der Form eines Tri- oder Tetrakonchos
Frühchristliche cellae trichorae und Baptisterien – Tri- oder tetrakonchale Zentralbauten aus karolingischer Zeit – Tetrakonchale Zentralbauten um die Jahrtausendwende
1.3 Zentralbauten als Vierstützenquadrat
Frühchristliche Vierstützenkirchen – Die Verbreitung karolingischer Vierstützenbauten – Die Verbreitung der um die Jahrtausendwende errichteten Vierstützenbauten
1.4 Die Doppelkapellen
Frühchristliche mehrgeschossige Bauten – Polygonale und runde Doppelkapellen – Längsrechteckige Doppelkapellen – Quadratische Doppelkapellen
1.5 Zusammenfassung und Schlußfolgerung
2 Die Nachfolge von San Claudio al Chienti
2.1 Die Weiterentwicklung des Grundrisses
2.2 Die Entwicklung der Vierstützen-Doppelkapelle
Italien – Deutschland
3 Die Vorbilder von Santa Maria delle Moje
3.1 Die Pseudobasilika
3.2 Die Doppelturmfassade
4 Die Nachfolge von Santa Maria delle Moje
4.1 Die Pseudobasilika
4.2 Die Doppelturmfassade

HERKUNFT, ARCHITEKTONISCHE ENTWICKLUNG UND VERBREITUNG EINZELNER BAUFORMEN

1 Der Außenbau
1.1 Der zylindrische Turm
1.2 Der quadratische Turm
1.3 Das Portal
1.4 Der Spornpfeiler
1.5 Die Außendekoration
1.6 Der Strebepfeiler
2 Der Westbau
2.1 Das Eingangsjoch
2.2 Die Westempore
2.3 Die Fassadenkomposition von Santa Croce dei Cont
3 Der Innenraum
3.1 Das Stützsystem
Der quadratische Pfeiler – Der Rundpfeiler – Der rechteckige Pfeiler mit Rundvorlagen auf der Laibungsseite der Arkaden
3.2 Das Gewölbe
Die Trompenkuppel – Die Spitztonne – Die Dachkonstruktion
3.3 Die Ostanlag
Der Dreiapsidenschluß – Das tonnengewölbte Chorjoch

ZUSAMMENFASSUNG UND SCHLUSSFOLGERUNG

1 San Claudio al Chienti
1.1 Die Bauleute
1.2 Die Auswirkungen auf die nachfolgende Architektur
2 San Vittore delle Chiuse
2.1 Die Bauleute
2.2 Die Auswirkungen auf die nachfolgende Architektur
3 Santa Croce dei Conti in Sassoferrato
3.1 Die Bauleute
3.2 Die Auswirkungen auf die nachfolgende Architektur
4 Santa Maria delle Moje
4.1 Die Bauleute
4.2 Die Auswirkungen auf die nachfolgende Architektur

SCHLUSSWORT

ANHANG
1 Abkürzungsverzeichnis
2 Literaturverzeichnis
3 Bildnachweis
Summary
Sommario
Personenregister
Ortsregister

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EINLEITUNG (Ohne Anmerkungen)

San Claudio al Chienti bildet mit San Vittore delle Chiuse, Santa Croce dei Conti in Sassoferrato und Santa Maria delle Moje aufgrund ihrer Ähnlichkeiten im Grundriß die Gruppe der romanischen Kirchen des Vierstützentyps. Das Verbreitungsgebiet der im Zeitraum eines Jahrhunderts errichteten Bauten beschränkt sich auf die italienischen Zentralmarken.

Die Marken sind eine Region an der mittelitalienischen Adriaküste. Die westliche Grenze wird im Landesinnern durch die Erhebungen des umbrisch-märkischen Apennins bestimmt. Nur im Norden weicht ihre heutige administrative Grenze zur Emilia Romagna von diesen natürlichen Markierungen ab. Im Süden bilden neben dem Flußlauf des Tronto die Monti della Laga die Grenze zu den Abruzzen. Der Hauptkamm des Apennins scheidet die Marken schließlich von dem benachbarten Umbrien. Da alle größeren Flüsse im Apennin entspringen und in das Adriatische Meer münden, sind Flußtäler entstanden, die sich parallel zueinander ausrichten.

Eine solche geographische Situation bildet außer ihrer strategischen Bedeutung die beste Voraussetzung für eine zusammenhängende Kunstlandschaft. Obwohl sich die vorliegende Arbeit nur mit einer Bautengruppe innerhalb dieser Region beschäftigt, bleibt schließlich die Frage nach einem eigenständigen, regionalen Baustil der Marken. Wichtig wären ebenfalls Überlegungen zur Bedeutung der Kirchen des Vierstützentyps für die Baukunst der Marken sowie zur Stellung der Bauleute von San Claudio al Chienti. Um Lösungen zu diesen Fragestellungen zu erhalten, sollen in der vorliegenden Dissertation die vier genannten Bauten grundlegend nach architektonischen, historischen und typologischen Gesichtspunkten untersucht werden.

Heute sind die Marken überwiegend durch die Landwirtschaft geprägt. Da in der Region große, wirtschaftlich bedeutende Ballungsräume fehlen, gelangte sie im Verhältnis zu den anderen Regionen Mittelitaliens in eine eher unbedeutende Position. Dies ist möglicherweise einer der Gründe, warum die Region der Marken bis heute von der italienischen und internationalen Forschung vernachlässigt wird. Zudem fehlen in den Marken die für andere Regionen charakteristischen, großen romanischen Klosteranlagen und Kathedralen. Die enge Streuung der benediktinischen Klöster bewirkt eine relativ kleine Zahl ihrer jeweiligen Mitglieder. Da die Kirchen aus diesem Grund ebenfalls geringere Dimensionen haben, geben sie den Bauherren und Bauleuten ganz andere Möglichkeiten für die Entwicklung ihrer architektonischen Form.

In wissenschaftlichen Werken über die romanische Architektur Europas findet die Baukunst der Marken kaum Beachtung. Im entsprechenden Band der Pelican History of Art erwähnt sie Conant überhaupt nicht. Puig i Cadafalch behandelt die vier märkischen Kirchen des Vierstützentyps in knapper Form im Zusammenhang mit der frühromanischen Architektur Südeuropas. Die Doppelkapelle San Claudio al Chienti sowie San Vittore delle Chiuse werden als quadratische Vierstützenbauten von Kubach in seinen beiden Büchern zur romanischen Baukunst durch kurze namentliche Erwähnungen in einen europäischen Kontext gestellt. Perogalli bespricht die Vierstützenkirchen in einem Kapitel seiner Abhandlung über die frühmittelalterliche Architektur. San Vittore delle Chiuse bezeichnet er als das Vorbild der Gruppe, da es der »konsequenteste byzantinische« Bau sei. Er zählt hierbei Vergleichsbeispiele in Bezug auf Bauelemente und Typologie auf, ohne jedoch näher auf sie einzugehen. Untermann äußert sich 1989 in seiner Publikation »Der Zentralbau im Mittelalter« hauptsächlich zu dessen Typologie und Funktion. Aus der Gruppe der Zentralbauten in den Marken erwähnt er San Claudio al Chienti nur kurz im Zusammenhang mit den Vierstützen-Doppelkapellen. Den wichtigen Aspekt einer Nutzung der Zentralbauten als Klosterkirchen klammert er in seinen Ausführungen völlig aus.

Die romanische Architektur der Marken wird bis auf wenige Ausnahmen in der italienischen Kunstgeschichtsschreibung kaum beachtet. Venturi führt in seinem mehrbändigen Werk zur italienischen Kunst die Vierstützenbauten gar nicht auf. Thümmler klammert die Architektur der Marken, Umbriens, Kalabriens und Siziliens aus der italienischen Baukunst des 11. Jahrhunderts aus. Eine Anzahl Autoren erwähnen zwar die märkische Baukunst, messen ihr allerdings keinerlei Bedeutung zu. Meist sprechen sie den Marken den Rang einer Kunstlandschaft ab. Keller und Salmi ordnen deren Architektur der umbrischen, Chastel der venezianischen Baukunst zu. Oberitalienische Bauleute hätten die Gruppe der Vierstützenkirchen errichtet, die aufgrund der Anlage ihres Grundrisses vom Orient beeinflußt gewesen wären. Vielfach wird die Kirche Santa Maria delle Moje nicht zu dieser Gruppe gerechnet. Nach Corrado Ricci gehören nur San Vittore delle Chiuse und San Claudio al Chienti zu einer Gruppe. Die beiden anderen Kirchen kennt er offensichtlich nicht. Decker zählt dagegen die Kirche Santa Croce dei Conti in Sassoferrato nicht zur genannten Gruppe der Vierstützenbauten, da sie ein Ableger der apulischen Baukunst sei. Er sieht in San Vittore delle Chiuse »die bedeutendste Ausformung der byzantinischen Bauidee«. Im Kontext der byzantinischen Architektur Italiens werden die Vierstützenkirchen der Marken bereits im Jahre 1935 von Cecchelli und etwas später von De Angelis d'Ossat als zusammenhängende Gruppe vorgestellt. Brucher vergleicht innerhalb der sakralen Baukunst Italiens im 11. und 12. Jahrhundert erstmals die Grundrisse aller vier Kirchen miteinander. Er behandelt jedoch nicht die Stellung der Gruppe innerhalb der italienischen Kunstgeschichte, sondern zieht in Anlehnung an die veraltete These Strzygowskis Vergleiche zur armenischen Architektur. Zudem weist die bibliographische und kunsthistorische Bearbeitung große Lücken auf.

Die Gruppe der Vierstützenbauten wird letztlich nur in der regionalen Kunstgeschichtsschreibung hinreichend beachtet. Meist fehlt hier jedoch die überregionale Einordnung der Kirchen. Colucci nimmt mit seinem mehrbändigen Werk »Delle Antichità Picene« eine Vorreiterposition ein. Obwohl er hauptsächlich nach historischen Gesichtspunkten forscht, behandelt er in den beiden Kapiteln über San Vittore auch deren Architektur. Bereits einige Jahre zuvor beschäftigte sich Turchi unter kirchengeschichtlichen Aspekten mit dem Territorium der Diözese Camerino. Denselben Schwerpunkt setzen die Autoren des 19. Jahrhunderts. Zu den Abteien und Klöstern der Marken geben Amatori und Annibaldi kurze historische und beschreibende Anmerkungen. Letzterer beschränkt sich dabei auf das Tal des Esino und würdigt die dortigen benediktinischen Klostergründungen. Amatori erstellt hingegen ein Verzeichnis der Abteien mit den abhängigen Klöstern im Picenum. 1929 erscheint schließlich das noch heute ohne Nachfolge gebliebene zweibändige Standardwerk Serras über die Kunst der Marken. Darin wird die an romanischer Architektur äußerst reiche Region erstmals in der ihr gebührenden Weise vorgestellt und die Gruppe der Vierstützenkirchen in die regionale Architektur des Mittelalters eingeordnet. In den folgenden Jahrzehnten werden einzelne Aspekte der romanischen Baukunst der Marken in Kongreßakten und Zeitschriften veröffentlicht. Der Schwerpunkt liegt jeweils auf den historischen Zusammenhängen. Von besonderer Bedeutung für die gewählte Thematik sind die Bände der »Atti del XI Congresso di Storia dell'Architettura, Marche 1959. Rom 1965«, der »Atti del II Convegno del Centro di Studi Storici Maceratesi 1966: I Benedettini nelle Valli del Maceratese. Macerata 1967« und der »Atti del Convegno di Studi, Fabriano 1981: Aspetti e Problemi del Monachesimo nelle Marche. Vol. I, Fabriano 1982«. Ebenso sind die regionalen Zeitschriften »Rassegna Marchigiana per le Arti Figurative, le Belezze Naturali, la Musica«, »Atti e Memorie della R. Deputazione di Storia Patria per le Provincie delle Marche« und »Studia Picena« zu nennen. Als einziger versucht Cherubini das Werk Serras mit seinem 1977 erschienenen Buch »Arte medievale nella Vallesina« fortzusetzen. Er beschränkt sich auf ein regionales Teilgebiet, die kulturgeschichtlich zusammenhängende Region des Tals des Esino. Dabei hält er sich zwar eng an die Ergebnisse Serras, ergänzt diese jedoch mit neuen Ideen sowie historischen Überlegungen. In dem mit vielen Abbildungen und Grundrissen versehenen Buch behandelt er die vier Kirchen des Vierstützentyps als Gruppe, obwohl nur San Vittore delle Chiuse und Santa Maria delle Moje im Vallesina liegen. Die 1984 erschienene Publikation zur Architektur der heutigen Provinz Macerata hätte die Ergänzung zu den Forschungen Cherubinis sein können. Hierin werden die Vierstützenbauten als regionale Gruppe erwähnt. Weil jedoch kein kulturgeschichtlich zusammenhängendes Gebiet behandelt wird, erscheint die Arbeit wenig abgerundet.

Das katalogartige Werk zu den Abteien der Marken, das 1987 veröffentlicht wurde, erfüllt leider nicht die Erwartungen des Lesers, da nur die lückenhaft bearbeitete Literatur wiederholt wird. Die wenigen, zudem noch fehlerhaften Grundrisse und die schlecht ausgewählten Abbildungen vermitteln zusammen mit den kurzen Beschreibungen keinen Eindruck der einzelnen Abteikirchen. Der Verdienst des Autorenteams ist jedoch die Zusammenstellung der noch vorhandenen, beziehungsweise urkundlich bezeugten Abteien. Da die Pieve San Claudio al Chienti nicht zu diesem Themengebiet gehört, erwähnt man sie nur am Rande. Die Publikation derselben Autorinnen zu den Benediktinerklöstern der Provinz Macerata gibt zwar mehr Grundrisse und Fotos wieder, bringt jedoch für die Forschung keinen Fortschritt. Weder werden im Literaturverzeichnis wichtige regionalgeschichtliche Werke aufgenommen, noch wird die Architektur der einzelnen Klosterkirchen in die regionale sowie italienische Baukunst eingebunden. 1989 veröffentlicht De Angelis d'Ossat einen Aufsatz über die Vierstützenkirchen. Er bringt ihre Errichtungen mit dem Itinerar Kaiser Friedrich Barbarossas in Verbindung, für dessen Aufenthalt sie erbaut worden wären. Da er jedoch weder die Architekturformen noch die Geschichte der einzelnen Kirchen ausreichend berücksichtigt, sind seine Ergebnisse nicht haltbar. Der entsprechende Band der Reihe »Italia Romanica«, der die Kunst der Marken behandeln soll, wird erst Ende 1993 erscheinen.

Die Kunstführer der Region behandeln die romanische Architektur im allgemeinen sehr lückenhaft. Darunter sind sowohl der Reclams Kunstführer als auch der DuMont-Kunst-Reiseführer zu erwähnen. Da der Führer des Touring Club Italiano bis auf wenige Ausnahmen die gesamte romanische Architektur der Marken aufführt, ist er unentbehrlich. Als Kunstführer sucht er jedoch kaum nach Analogien. Aus diesem Grund erwähnt er die Kirchen der Gruppe nur einzeln und unabhängig voneinander.

Die vorliegende Arbeit gliedert sich in zwei Hauptteile. Da San Claudio al Chienti und die anderen Kirchen der Gruppe des Vierstützentyps bisher nur unzureichend bearbeitet worden sind, erhalten sie im ersten Teil eine grundlegende monographische Untersuchung. Weder wissenschaftlich fundierte Rekonstruktionen der im Laufe der Zeit barockisierten und stark restaurierten Kirchen noch das dafür nötige Planmaterial waren vorhanden. Beides wurde von der Autorin eigens für die vorliegende Arbeit neu erstellt oder, falls die Vorlagen fehlerhaft waren, verbessert. Ferner interessiert bei allen vier Kirchen, ob die Differenzen in der architektonischen Ausführung auf Restaurierungen, Umbauten oder Planänderungen zurückzuführen sind, oder ob man durch sie den Baufortgang erkennen kann. Daher ist es notwendig, in der vorliegenden Arbeit die Restaurierungsgeschichte und die spätere Baugeschichte zumindest in verkürzter Form zu behandeln. Grundlage hierfür sind Bauuntersuchungen, archivalische Quellen sowie eine neu erstellte, umfangreiche Bilddokumentation einschließlich historischer Karten. Dies bildet die Basis für die Rekonstruktion der romanischen Ursprungsbauten. Die genannten Kirchen sollen zudem zeitlich neu eingeordnet werden, da die aus der Literatur bekannten Datierungen sehr voneinander abweichen und die hierfür angeführten Begründungen nur selten nachvollziehbar sind. Anhand von Stilvergleichen soll der Erbauungszeitraum neu bestimmt werden. Zur Bestätigung und näheren Eingrenzung dieser Daten wird daraufhin überprüft, ob die wirtschaftlichen und politischen Voraussetzungen für einen Kirchenneubau in diesem Zeitraum tatsächlich gegeben waren. Für San Claudio al Chienti und San Vittore delle Chiuse wurden hierzu erstmals Graphiken erstellt, die auf vollständig dokumentierten Urkundenfonds basieren.

Der zweite Teil der Arbeit untersucht die kunsthistorische Stellung der Vierstützenkirchen vorwiegend innerhalb Italiens. Ausgangspunkt der Diskussion über die typologischen Vorbilder der Kirchen San Claudio al Chienti und Santa Maria delle Moje ist die immer wieder in der Literatur behauptete Entwicklung des Grundrißtypus von San Claudio al Chienti aus der byzantinischen Baukunst. Durch die Untersuchung bisher nicht beachteter Vorbilder hinsichtlich ihrer Typologie, Verbreitung und Funktion kann hier eine neue Lösung vorgeschlagen werden. Das Verhältnis der anderen Kirchen des Vierstützentyps in den Marken zu San Claudio al Chienti wird im Zusammenhang mit seiner Nachfolge behandelt. Der in San Claudio al Chienti verwendete Typus der Vierstützen-Doppelkapelle, der allgemein als deutsche Sonderform gilt, wurde bis heute kaum beachtet, obgleich er besonders wichtig ist. Um dies nachzuholen, werden außer den italienischen Kirchen die frühesten Bauten desselben Typus in Deutschland untersucht. Es stellt sich daraufhin die interessante Frage nach den historischen Gründen für eine solche Nachfolge. Weder die typologischen Vorbilder, noch die Nachfolgebauten von Santa Maria delle Moje, die einen von den früheren Kirchen der Gruppe abweichenden, neuen Aufrißtypus ausbilden, wurden bis heute erforscht. Aus diesem Grund sollen Herkunft und Verbreitung der Pseudobasilika innerhalb Italiens untersucht werden. Weiterhin werden bis auf wenige Ausnahmen zum ersten Mal Herkunft, Entwicklung und Verbreitung der Bauformen, welche für die einzelnen Kirchen der Gruppe charakteristisch sind, im Hinblick auf ihren architekturgeschichtlichen Standort näher untersucht. Um ihr Verbreitungsgebiet genauer zu definieren, wurden topographische Karten erstellt.

Abschließend werden die Schlußfolgerungen aus den vorangegangenen beiden Abschnitten gezogen. Weiterhin wird die Frage nach der Aktualität der Bauformen, die in den Vierstützenkirchen verwendet werden, sowie die Stellung der mit ihnen verbundenen Bautypen besonders im italienischen Kontext behandelt. Gleichfalls ist von Bedeutung, ob es Innovationen in der Architektur der märkischen Vierstützenkirchen gegeben hat und inwieweit sich eine Nachfolge der Bauformen und -typen innerhalb der regionalen Baukunst der Marken eingestellt hat. Dem schließt sich die Frage nach Herkunft und Ausbildung der Bauleute sowie der Rolle des Bauherrn an. In diesem Zusammenhang werden ansatzweise die Wanderungen der Bauleute weiterverfolgt, um Verbindungen zu anderen Kirchen herstellen zu können. Schließlich sind der Arbeit neben einem Literaturverzeichnis eine Bilddokumentation mit Plänen und Abbildungen beigefügt.

Zunächst werden die einzelnen Kirchen aus der Gruppe der Vierstützenbauten – San Claudio al Chienti, San Vittore delle Chiuse, Santa Croce dei Conti in Sassoferrato und Santa Maria delle Moje – monographisch bearbeitet. Als Einleitung dienen einige Angaben zur Lage und über das Patrozinium der jeweiligen Kirche. Der heutige Forschungsstand bildet den Ausgangspunkt der dann folgenden Überlegungen. Daraufhin wird die heutige Gestalt der vier zu behandelnden Bauten vorgestellt. Ebenso ist die Kenntnis der Restaurierungsgeschichte für die Rekonstruktionen der ursprünglichen Kirchenbauten notwendig. Auf dieser Grundlage wird eine Baugeschichte erstellt, welche die Bauchronologie der einzelnen Kirchen sowie deren Datierung durch Stilvergleich beinhaltet. Neue Datierungen ergeben sich durch die Berücksichtigung des historischen Umfeldes der jeweiligen Kirche. Gleiche Kriterien werden für die Datierung späterer baulicher Veränderungen angelegt.

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SCHLUSSWORT

Die Doppelkapelle San Claudio al Chienti wurde in ihrer rekonstruierten Gestalt in den Jahren um 1030 als früheste Kirche des Vierstützentyps in den Marken errichtet. Vermutlich läßt Bischof Ubertus von Fermo (996– 1044) diese repräsentative Eigenkirche mitsamt seiner Residenz an einem strategisch wichtigen Ort erbauen. Während die Oberkirche ihm persönlich vorbehalten bleibt, setzt die Unterkirche in ihrer Funktion die Tradition der frühchristlichen Pieve fort. Die typologischen Vorbilder von San Claudio al Chienti, die eng mit diesen beiden Nutzungen verknüpft sind, befinden sich ausschließlich in Italien. Im Grundriß wird ein eingezogener Trikonchos, der ansonsten vorwiegend für Baptisterien verwendet wird, mit einem Vierstützenquadrat kombiniert. Gleich der Doppelkapelle ist der letztgenannte Typus hauptsächlich auf die Nutzung als Palastkapelle festgelegt. Die architektonische Bedeutung der Kirche San Claudio besteht in der Ausformung eines neuen Bautypus, in dem alle diese Bautypen und Funktionen in einzigartiger Weise miteinander verbunden werden. Die ausführenden Bauleute stammen mit großer Wahrscheinlichkeit aus Ravenna und können auf eine langjährige Erfahrung an oberitalienischen Bauten zurückblicken.

Die Vierstützen-Doppelkapelle von San Claudio al Chienti beeindruckt wahrscheinlich die deutschen Kaiser Konrad II. und Heinrich III. sowie bedeutende Persönlichkeiten im Gefolge des letzteren so sehr, daß sie nördlich der Alpen Kirchen desselben Typus errichten lassen. Innerhalb der Marken erreicht der Grundriß seine verbreitetste Nachfolge. Zwischen den Jahren 1070 und 1080 läßt Abt Moricus (1058–1098), der dem von den Attoni-Alberici-Gozoni um das Jahr 1000 gegründeten Eigenkloster San Vittore delle Chiuse vorsteht, vermutlich einen Kirchenneubau errichten. Die gleiche politische Überzeugung macht einen Kontakt zwischen Abt Moricus und Bischof Udalricus von Fermo (1057– 1074) wahrscheinlich, der eine Übernahme des Grundrißtypus rechtfertigen könnte. Aufgrund der Verwendung gleicher Bauelemente, die sich noch stärker im ersten Plan von San Vittore bemerkbar machen, müßte Johannes, der als einer der leitenden Baumeister in der Klosterkirche seine Signatur hinterläßt, bereits in San Claudio tätig gewesen sein. In San Vittore entsteht eine Kirche, die weiterentwickelte und ausgereifte Bauformen aufweist und sich auf der Höhe der italienischen Baukunst befindet.

Die Bauleute der wohl im letzten Jahrzehnt des 11. Jahrhunderts erbauten Kirche Santa Croce dei Conti in Sassoferrato, deren dazugehörige Abtei möglicherweise ebenfalls als Eigenkloster der Attoni-Alberici-Gozoni in der ersten Hälfte des 11. Jahrhunderts gegründet wurde, kommen auch aus den Marken und waren vermutlich schon in San Vittore delle Chiuse tätig. Es gelingt ihnen, über dem vorgegebenen Grundrißtypus einen Aufriß zu konstruieren, der sich in seiner rekonstruierten Gestalt nur mit wenigen Bauformen an diesem Vorbild orientiert.

Das direkte Modell des Grundrisses der im ersten Jahrzehnt des 12. Jahrhunderts erbauten Kirche Santa Maria delle Moje, deren Abtei vermutlich eine den anderen Klöstern ähnliche Gründungsgeschichte hat, ist Santa Croce dei Conti. Ihr Aufriß wird jedoch von einem völlig anderen Typus bestimmt – der Pseudobasilika, für die eine westliche Doppelturmfassade rekonstruiert wurde. Damit lehnt sie sich eng an die wenige Jahre früher entstandene nahe Abteikirche Sant'Urbano all'Esinante an. Diese typologischen Vorgaben beruhen wahrscheinlich auf den Forderungen des Bauherrn. Die Bauleute nutzen die Erfahrungen, welche sie zuvor sowohl in Santa Croce dei Conti als auch in Sant'Urbano gemacht haben, um in Santa Maria delle Moje einen konstruktiv verbesserten Kirchenbau zu errichten.

Die Bauleute von San Claudio al Chienti nehmen in der Architektur der Marken eine zentrale Position ein. Durch ihre ravennatische Herkunft und die Ausbildung in Oberitalien bringen sie ein in der Folgezeit häufig aufgenommenes Konstruktions- und Formenrepertoire in die Marken. Dazu entwerfen sie einen Bautypus, der nicht nur in den Marken selbst, sondern auch nördlich der Alpen eine Nachfolge findet. Unter ihrer Leitung werden märkische Bauleute ausgebildet, welche die Architektur der Region bestimmen. Letztere und deren Schüler sind für den Bau der übrigen Kirchen der Gruppe der Vierstützenbauten sowie der eng mit diesen verwandten Architekturen verantwortlich. Ein häufiger künstlerischer Austausch mit oberitalienischen Steinmetzen verleiht der Architektur Aktualität und schließt die neuesten Entwicklungen ein. Bei den Kirchen, die San Claudio al Chienti nachfolgen, sind immer einheimische Bauleute führend tätig. Sie entwerfen auf dem bekannten, vorgegebenen Grundriß ständig neue, eigenständige Kirchenbauten höchster Qualität, die sich im Aufriß trotz verwandter Architekturelemente zum Teil erheblich voneinander unterscheiden. Die in den Marken neu- oder weiterentwickelten Bauformen werden nicht nur in dieser Region rezipiert, sondern erhalten besonders in Umbrien eine große Nachfolge. Dorthin vermitteln die märkischen Bauleute ihr Wissen und ihre Erfahrung mit den verschiedenen Wölbungstechniken, die wahrscheinlich auf diesem Weg in die Toskana und in gleicher Weise bis in die Abruzzen gelangen. Durch die vier untersuchten Kirchen des Vierstützentyps und die mit ihnen verwandten Bauten werden die Marken folglich als eine eigenständige Kunstlandschaft greifbar. Dort werden nicht nur eigene Bautypen und -formen entwickelt, sondern diese ebenso an die Nachbarregionen weitergegeben. Um dieses Ergebnis jedoch weiter zu erhärten, müßte eine Bearbeitung der übrigen Baukunst der Marken angeschlossen werden.

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SUMMARY

Due to their similiar ground plans, San Claudio al Chienti represents the group of romanesque churches with inscribed-cross plan in the Marche along with San Vittore delle Chiuse, Santa Croce dei Conti in Sassoferrato and Santa Maria delle Moje. Scientific research treating romanesque architecture in Europe and Italy has hardly noticed the architecture of the Marche. This group has only been adequately considered in the local art historiography and the examination of the churches and classification of their type and style in the European area is insufficient.

On the onset, the four churches will be treated monographically. Examinations of the architecture, the study of sources in archives, stylistic comparisons, an extended documentation with illustrations, numerous innovative designs and historical maps form the basis of scientific reconstructions and the dating of the original romanesque churches. It is summised that bishop Ubertus of Fermo ordered the two-storey church of San Claudio al Chienti to be built, probably around 1030, as a representative proprietary church with his residence in a strategically important place. While the upper church was reserved for him alone, the lower church continued its traditional function of the early christian Pieve. San Vittore delle Chiuse, a proprietary monastery founded around 1000 by the Attoni-Alberici-Gozoni, had probably been constructed under abbot Moricus I. between 1070 and 1080. The abbey of Santa Croce dei Conti in Sassoferrato had probably been founded under similiar conditions in the first half of the 11th century. The present church dates to the last decade of the 11th century. The youngest construction of this group, the church of Santa Maria delle Moje, was built in the first decade of the 12th century. Here a completely different sort of construction was utilized – the pseudobasilica. The author reconstructed a two-tower fa‡ade for this church.

The art-historical position of the churches with inscribed-cross plan has been examined mainly in Italy. The typological models of the two-storey church of San Claudio were not located – contrary to prevailing opinion – in the byzantine area but only in Italy. In the plan a retracted trefoil, mostly used for baptisteries, was combined with a square inscribed-cross plan. Like the two-storey chapel which up until now was held to be a specifically German form, the latter intended type was constructed for use as a palace chapel. The architectural significance of San Claudio is that it creates a new type combining all of these church-types and functions in a unique way. Its succession in architecture reached the Nothern European Area. The type of the pseudobasilica of Santa Maria delle Moje derives from the architecture of the nearby abbey church of Sant'Urbano all'Esinante constructed a few years earlier.

Next the provenance, development, and distribution of the stylistical forms, which are characteristic of the churches treated, have been examined in regard to their architecturial position – on the most part for the first time. Topographical maps have been designed to define the distribution area. In conclusion, statement of topicality of the used architectural forms is given. The builders of San Claudio, who originated from Ravenna, learned their profession in Northern Italy. They brought a modern repertoire of forms to the Marches which they in turn passed on to local builders. In this way the Marches developed into an independent artistical region. Frequent artistic exchange with builders from Northern Italy gave topicality to the architecture. Based on the given plan of San Claudio, builders of the Marche designed other independent architectures of the highest quality, which in part differ considerably in their execution, despite the analogy of their architectural elements. The stylistic forms created or further developed in the Marche, particularly the application of different vaulting techniques, had a great impact in Umbria and neighboring regions.

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SOMMARIO

San Claudio al Chienti costituisce con San Vittore delle Chiuse, Santa Croce dei Conti in Sassoferrato e Santa Maria delle Moje a causa delle somiglianze nella pianta il gruppo delle chiese romaniche delle Marche a croce greca iscritta. In pubblicazioni scientifiche sull'architettura in Europa ed in Italia l'architettura marchigiana non viene considerata quasi per nulla. Al sunnominato gruppo si è prestato attenzione soltanto fino ad un certo punto nella storiografia artistica regionale. Manca però una sufficiente analisi storica ed architettonica delle chiese ed il loro inquadramento tipologico e stilistico sopraregionale.

All'inizio le quattro chiese vengono esaminate monograficamente. Indagini architettoniche, studi delle fonti archivistiche, confronti stilistici ed una estesa documentazione fotografica con numerosi rilievi e piante storiche fatte appositamente costituiscono la base per una ricostruzione e datazione scientificamente fondata delle originarie chiese romaniche. Il vescovo Uberto di Fermo si fece costruire in un posto strategicamente importante verso il 1030 la chiesa a due piani di San Claudio al Chienti come chiesa privata rappresentativa insieme alla sua residenza, riservandosi personalmente la chiesa superiore, mentre quella inferiore continua nella sua funzione la tradizione della pieve paleocristiana. In San Vittore delle Chiuse, il monastero privato degli Attoni-Alberici-Gozoni fondato verso il Mille, si costruisce probabilmente sotto l'abate Morico I fra il 1070 e 1080 una nuova chiesa. Santa Croce dei Conti in Sassoferrato, l'abbazia della quale venne fondato forse nella prima metà del secolo XI sotto condizioni simili, si data all'ultimo decennio del secolo XI. Nella più giovane delle chiese, Santa Maria delle Moje costruita nel primo decennio del secolo XII, si sceglie un tipo costruttivo totalmente diverso – la pseudobasilica. Per questa si è ricostruito ad occidente una facciata a doppie torri.

Oltre a ciò si esamina l'inquadramento storico-artistico delle chiese con pianta a croce greca iscritta soprattutto in Italia stessa. I modelli tipologici della cappella a due piani di San Claudio al Chienti non si trovano – contrariamente all'opinione della ricerca attuale – nell'area bizantina, ma soltanto in Italia. Per quanta riguarda l'iconografia si unisce una pianta triconca ritratta – usato peraltro nella maggior parte dei casi per battisteri – con una pianta quadrata a quattro sostegni. Come per la cappella a due piani, che finora si riconosce come un tipo tedesco speciale, la funzione del tipo architettonico menzionato per ultimo è quella della cappella palatina. L'importanza di San Claudio al Chienti si manifesta in un nuovo tipo architettonico, nel quale vennero combinati in modo straordinario tutti questi tipi e funzioni. I suoi riflessi nell'architettura successiva si estendono fino all'area oltralpina. La pseudobasilica di Santa Maria delle Moje si allaccia strettamente alla vicina chiesa abbaziale di Sant'Urbano all'Esinante, costruita pochi anni prima.

Successivamente vengono esaminati riguardo alla posizione architettonica – in molti casi per la prima volta – origine, sviluppo e diffusione delle forme stilistiche, caratteristiche per le chiese trattate. Si sono eseguite carte topografiche per la definizione della loro area di diffusione. In conclusione si sono fatte costatazioni sull'attualità delle forme architettoniche. Le maestranze di San Claudio, di origine ravennata e formazione nell'Italia padana, portarono un repertorio moderno di forme nelle Marche. Sotto la loro direzione vennero istruite maestranze locali, con le quali le Marche divennero una regione autonoma in senso storico-artistico. Un frequente scambio con scalpellini dell'Italia padana conferì attualità all'architettura. Maestranze marchigiane progettarono sulla pianta proposta a San Claudio altre chiese architettonicamente indipendenti e di altissima qualità, che si distinguono tra loro nonostante la presenza di simili elementi stilistici. Le nuove forme architettoniche, specialmente l'uso delle diverse tecniche di voltaggio, hanno un grande successo in Umbria e nelle regioni contigue.

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